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Dettagli Storici

Nei seguenti articoli di Alessandra Pepi, tratti dalla pubblicazione  E pluribus vox una  (a cura di G. Bianchi et alii, Siena, 1996 ) edita in occasione del 60° anniversario della fondazione dell’Unione Corale Senese,  si disegna in modo puntuale la vita e le grandi difficoltà che le società corali hanno dovuto affrontare per sopravvivere e cercare di mantenere la volontà di partecipazione alla vita culturale della città.

L’ATTIVITA’ CORALE A SIENA AGLI INIZI DEL ‘900: LE SOCIETA’ ” VERDI ” E ” MASCAGNI”

Nel 1901, fra il compianto generale, moriva a Milano Giuseppe Verdi. Le ruote delle carrozze che passavano nella strada sottostante alla casa del moribondo, come è ben noto, furono avvolte nella paglia, per non disturbare gli ultimi istanti di vita del musicista più amato e e popolare dell’ottocento, il cui indubitabile genio aveva trasformato definitivamente il melodramma.

Quest’ultima e ulteriore testimonianza di rispetto ed ammirazione ci illumina alla comprensione di quello che fu, e resta ancor oggi, forse, l’aspetto più meritorio ed evidente dell’ opera di Verdi: l’immediatezza del suo messaggio musicale, l’enorme popolarità ad esso conseguente. Sulla scorta di tale entusiastica e popolare adesione si intensificò in Italia il fenomeno dei gruppi corali di dilettanti, che si affiancarono a quelli di più antica tradizione dediti alla polifonia sacra. In questo senso non fece eccezione neppure la città di Siena: rispondendo ad una più generale passione per il bello e per la musica, essa moltiplicò in breve i propri interessi artistici. Sin dal 1861 era stato fondato alla Lizza il Teatro Montemaggi, così denominato dal cognome del falegname costruttore che ne fu il primo “azionista” ( si trattava infatti di un teatro privato, gestito dai proprietari dei palchetti). La struttura, nata per essere adibita prevalentemente a spettacoli di varietà musicale (saltuariamente vi si esibivano anche dei circhi equestri), dando prova di grande versatilità trovò presto la propria vocazione negli spettacoli di musica lirica. Sino alla data della sua chiusura, avvenuta nel 1933 per il crollo del tetto ormai fatiscente, in seguito ad un’abbondante nevicata, fu sede prediletta delle stagioni operistiche. Nel 1911 aveva inoltre iniziato la propria attività canora la Società Corale “Giuseppe Verdi”, la maggiore per numero di aderenti e per importanza dell’intera Provincia senese. Presidente onorario fu nominato il conte Guido Chigi Saracini, che ne resse le sorti sino al 1935, anno del suo discioglimento, come vedremo più avanti. La corale Verdi aveva sede in un prestigioso appartamento, di sua proprietà, posto nel quattrocentesco Palazzo del Magnifico, in via dei Pellegrini. In tale bellissima sede si riunivano i coristi per le prove , e spesso vi si esibivano per il pubblico, essendo dotato l’appartamento di una grande sala-audizioni. La corale Verdi era forte di circa settanta cantori, tutti uomini, e di quasi ottocento soci protettori che contribuivano, assieme a vari Enti pubblici cittadini, al suo mantenimento. Il repertorio prevedeva, oltre naturalmente alla musica lirica, piéces di musica classica e polifonica. Resta nell’archivio dell’Unione Corale Senese una bella foto dei coristi della Verdi, schierati sui gradini del Battistero in Piazza S. Giovanni, che risale presumibilmente alla fine degli anni ’20. In quel periodo il complesso corale, diretto sin dal 1926 dall’illustre maestro Don Fortunato Sderci che succedette al maestro Mattii, fu impegnato in numerose stagioni liriche al Teatro della Lizza; nel 1929 si tennero, con la sua partecipazione, ben dodici rappresentazioni de “Il piccolo Marat” e della “Gioconda” di Ponchielli. L’esperimento, ripetuto l’anno successivo, riscosse un grande successo, tanto che si susseguirono serate di “tutto esaurito”. Negli anni ’30 la Verdi partecipò ininterrottamente alle stagioni liriche allestite a Siena dal “Carro di Tespi” la più famosa compagnia viaggiante dell’epoca, dotata di un teatro mobile col quale si muoveva in Italia per una fitta serie di rappresentazioni. E’ curioso osservare come le opere liriche ( agli inizi degli anni ’30 furono rappresentate Aida e Bohéme) venissero spesso allestite nei giorni del Palio di agosto, ad aumentare le manifestazioni di grande richiamo e senza peraltro disturbare il normale svolgimento della Festa dell’Assunta. Nel 1931 don Fortunato Sderci lasciò la direzione della Verdi. Conservata nell’archivio dell’Unione Corale, una bella lettera del maestro ci ricorda le tappe salienti della sua carriera artistica, e i grandiosi successi dei concerti tenuti dalla Verdi sia a Siena che fuori( a Roma, Modena, Firenze etc.). La frase che conclude la missiva suona insieme saluto ed augurio: “Ricordate che non deve morire una società che fa onore a Siena” ; parole semplici, ma di grande pregnanza e significato.

La corale Verdi non era l’unica ad “onorare” Siena. Nel 1921 infatti era stata fondata la Società Corale “Pietro Mascagni”, molto probabilmente sulla scorta dell’entusiasmo suscitato l’anno precedente dal maestro Pietro in persona. Egli era venuto a Siena per dirigere la stagione lirica, i cui proventi furono poi devoluti in beneficenza a favore dei terremotati della Garfagnana. La corale Mascagni, diretta dal maestro Alessandro Billi, a pochi anni dalla sua fondazione aveva già ottenuto notevoli successi: era risultata infatti prima classificata fra le corali toscane al concorso di Firenze, nel 1924. Sotto la direzione del maestro Mattii si aggiudicò nel 1931 la scrittura per la partecipazione alla stagione lirica di Siena. Nello stesso anno eseguì alla radio due recite del “Barbiere di Siviglia”, organizzate dalla Federazione Provinciale Fascista. Meno numerosa della Verdi come numero di coristi (si avvaleva di circa cinquanta voci, anch’esse rigorosamente solo maschili), anche la Mascagni aveva un cospicuo numero di soci protettori, stimati intorno ai duecento; merito anche del valente direttore artistico, avvocato Baldo Brandi, appassionato cultore della musica lirica, che più tardi avrebbe ricoperto la stessa carica all’interno dell’Unione Corale Senese.

La musica lirica aveva dunque grande seguito in Siena, anche se la scarsa disponibilità di teatri (era stato ripristinato solo nel 1919 quello dei Rinnovati, e quello dei Rozzi, se pur in condizioni migliori, era di dimensioni assai ridotte) ne rendeva difficile l’esecuzione. Per ovviare almeno in parte a tante difficoltà si era costituito nel 1929 il gruppo “Amici della Musica”, grazie alla cui opera appassionata si riuscì ad organizzare una stagione lirica annuale che prevedeva l’allestimento di almeno due opere . Ma il crollo, e la conseguente inagibilità del teatro alla Lizza, sopra ricordato, portarono di nuovo la situazione a livelli insoddisfacenti. Si legge nella stampa cittadina dell’epoca: “Il nostro popolo ingoia a denti stretti questa condizione inquietante di non poter godere opere musicali, esso che ha finissimo il senso della musica. Guardiamo nei fatti e nelle cose. Dai nostri concittadini sono sorti con proprio sacrificio dei cori stupendi, premiati in diversi concorsi, con cantanti squisiti”. Fanno idealmente eco a queste le parole dello Sderci nella lettera sopra citata: ” Nella nostra piccola ma grande città vi sono in potenza forze tante e buone da formare una polifonica (…). Queste forze agiscono però isolate, qualche volta in contrasto tra loro (…); forse che vivono per la sola grande passione del canto con sacrifici materiali dei singoli che sembrano talvolta impossibili e che ricevono magre soddisfazioni. Si uniscano in fraterna concordia le buone forze di Siena, confortate dalla simpatia dei cittadini, sostenute dal volere e dall’approvazione delle Autorità e dall’aiuto degli Enti (…). Bisogna davvero ricordarsi che il canto corale educa all’armonia dei cuori e degli animi”. L’invito formulato dal maestro Sderci era destinato, di lì a pochi anni, ad essere raccolto dai due maggiori gruppi canori che abbiamo descritto, e che dettero vita, nel 1935, all’Unione Corale Senese.

 1935-1995: SESSANT’ ANNI DEL CORO PIU’ ANTICO DI SIENA

Sin dal 1927 si hanno notizie dei primi tentativi, per altro infruttuosi, di dar vita ad una unica corale realizzando la fusione delle due maggiori presenti in città, la Verdi e la Mascagni. I tentativi, non sappiamo per quale motivo andati a vuoto, e di cui parla nelle sue Memorie anche Giorgio Alberto Chiurco, Federale di Siena ed attento osservatore delle vicende cittadine, si ripeterono di lì a qualche anno, probabilmente al fine di evitare dispersioni di voci e di riunire in un unico bilancio le entrate provenienti, come abbiamo visto, in massima parte dai soci protettori delle due associazioni e dai contributi dei vari Enti pubblici, entrate comunque sempre piuttosto scarse rispetto al necessario e ai progetti ambiziosi delle due associazioni. Il 13 aprile del 1935 dunque le due Società si sciolsero per dar vita, con la loro fusione, ad un nuovo complesso che ne raccolse in ogni senso le eredità, e che fu denominato “Unione Corale Senese”. La nuova associazione nasceva sotto ottimi auspici per quanto concerneva la qualità artistica: raccoglieva infatti le migliori voci allora reperibili in Siena, e si avvaleva di un maestro d’eccezione, Vittorio Baglioni; la consulenza artistica fu affidata invece all’avvocato Baldo Brandi, sopra ricordato, ritenuto uno dei maggiori esperti del settore. Il numero dei coristi era ben consistente; anche se naturalmente non tutte le voci delle antiche società vi erano confluite, la Corale poteva contare su circa novanta cantori. Il primo presidente fu il dottor Mostardini, che per molti anni avrebbe retto con passione il sodalizio, aiutandolo a superare, specialmente in fase iniziale, le non poche difficoltà di ordine organizzativo ed economico. L’Unione Corale Senese si trovò infatti a dover far fronte ai numerosi debiti insoluti ereditati dalla disciolta corale Mascagni, e ciò dette origine a inevitabili controversie con gli ex coristi della Verdi, i quali portarono un bilancio in pareggio e numerosi beni mobili  alla nuova società costituitasi con gli altri. Nell’archivio dell’Unione Corale Senese si trovano interessanti  inventari sia dei beni mobili che delle liquidità portate dalle due Società al momento della loro unificazione. Il nuovo sodalizio ereditò dalla Verdi anche la sede: l’Unione Corale si installò infatti nell’appartamento del Palazzo del Magnifico, dove sarebbe restata sino al 1986. La relazione sul primo anno di attività, resa dal Presidente Mostardini alla fine del 1936, rende bene l’idea di quanti e quali problemi si fossero superati in pochi mesi e quale fosse l’incentivo e l’ambizione artistica della neo-nata società; il grandioso concerto eseguito nella Basilica di S. Domenico nell’agosto del 1936, la “Resurrezione di Lazzaro” di Perosi, per coro e orchestra, fu un battesimo di tutto rispetto, anche se non mancarono problemi organizzativi per la rinuncia improvvisa, all’ultimo minuto, del tenore solista che non poté essere presente per motivi di salute. Ma in assoluto la novità più eclatante fu la costituzione, in seno all’Unione, di un gruppo di voci femminili, inizialmente dedite solo all’esecuzione di madrigali e polifonia sacra. Il tentativo di costituire una sezione femminile, già attuato senza successo alcuni anni prima dal M° Sderci nell’ambito della sua Corale di Santa Cecilia, ebbe invece questa volta esito positivo: in breve si raccolsero ben cinquanta voci femminili ” di signore e signorine dell’aristocrazia e delle migliori famiglie senesi”, come scrive ancora il Mostardini. Il fatto, importante di per se per ovvie ragioni musicali, veniva caricato anche di una sua valenza socio-politica : il Presidente stesso ricorda infatti come fosse obbiettivo della politica sociale del Duce la commistione tra le classi ( e i coristi erano in gran parte di umile condizione), al fine di stemperare il contrasto tra di esse e promuoverne la reciproca conoscenza. L’associazione si proponeva inoltre di “sviluppare attraverso la polifonia l’opera di elevazione spirituale e morale del popolo”. L’unione divenne ben presto, sin dal 1937, “Dopolavoro Corale Senese”. Essa fu infatti compresa in quell’Ente Parastatale che andò sotto la denominazione di Ordine Nazionale Dopolavoro ( O.N.D.), il cui scopo fu quello di “promuovere la costituzione, il coordinamento e lo sviluppo di istituzioni atte ad elevare i lavoratori di ogni classe durante il loro riposo”. L’O.N.D. si proponeva una mansione morale “per allontanare il lavoratore dalla bettola e dalla bisca, toglierlo al vizio e ridonarlo migliorato alla semplicità della famiglia”. Propositi programmatici a parte, l’adesione all’O.N.D. ( la sezione provinciale di Siena era stata fondata nel 1927) costituì in quell’epoca il riconoscimento ufficiale per la Corale, necessario per svolgere attività concertistica ad alti livelli. In effetti negli anni ’30 la Corale si conquistò una solida fama nazionale: al concorso dei Dopolavoro, tenutosi a Firenze nel 1937, essa si classificò prima assoluta; nello stesso anno tenne a S. Rossore, alla presenza dei Reali d’Italia, un concerto rimasto memorabile e che contribuì ad accrescerne la notorietà. Sotto la guida del M° Zucchi, livornese, eseguì alcuni concerti nella Sala del Mappamondo a Siena (si conservano di questi alcune belle fotografie) e uno nel Piazzale dell’Impero, in Fortezza, unita alla corale “Guido Monaco” di Livorno, con la quale per molto tempo ebbe scambi e collaborazioni diverse. Non mancarono, in quegli anni, partecipazioni a programmi radiofonici , a raduni nazionali (come quello avvenuto a Roma nel 1938 in occasione della fondazione dell’Impero), a congressi diversi: numerosissimi furono i concerti eseguiti di cui troviamo ampia testimonianza nei documenti dell’archivio. Comincia proprio in questi anni una proficua collaborazione con la più illustre istituzione musicale senese, l’Accademia Chigiana. Nel 1938 il gruppo femminile della Corale eseguì per la “Micat in Vertice” lo “Stabat Mater” di Pergolesi, sotto la direzione del M° Baglioni, concerto che ebbe un unanime plauso sulla stampa dell’epoca, e che fu poi replicato a Chianciano. L’intera massa corale partecipò ininterrottamente alle stagioni concertistiche promosse dalla Chigiana fino agli anni ’50, e il Conte Guido Chigi Saracini, eletto Presidente Onorario dell’Unione , ebbe per la “sua” corale sempre molta stima ed attenzione. Curiose sono, ad esempio, le numerose lettere del Conte, conservate nell’archivio dell’Unione, indirizzate a diversi datori di lavoro di alcuni coristi impegnati in concorsi nazionali e ad altre manifestazioni canore. L’autorevole Presidente chiedeva per essi dei permessi speciali di esenzione dal lavoro per i periodi interessati, ricevendo, inutile dubitarne, sempre e solo risposte affermative; uno dei datori di lavoro, scherzosamente dopo l’ennesima richiesta rispondeva: “a tanto interlocutor… nulla si può negare!”

Importantissima per la “crescita ” musicale del complesso corale fu poi la partecipazione, anch’essa praticamente ininterrotta, alle stagioni Liriche senesi che si tenevano abitualmente al Teatro dei Rozzi, organizzate dal gruppo “Amici della Musica” , con contributi anche dell’ Azienda Autonoma di Turismo. Alla fine degli anni ’30 l’Unione Corale veniva giudicata, sulla stampa dell’epoca, uno dei migliori complessi corali esistenti in Italia: risultato reso possibile dall’enorme impegno dei coristi e dall’indubitabile professionalità dei maestri che l’avevano diretta. Il decennio successivo, se si esclude la triste parentesi della guerra, non dette minori soddisfazioni. Nel 1943, dopo aver allestito “Andrea Chenier”, l’Unione si ripropose di eseguire anche l’”Amico Fritz”, contattando per il ruolo del protagonista il famoso Tagliavini e la sua consorte, anch’essa nota cantante, il soprano Tassinari. Ancora nel 1943 l’Unione Corale, sempre presente nelle diverse manifestazioni di rilievo della città, eseguì, assieme al soprano Edma Montanari ed al Circolo Mandolinistico, un grande concerto per l’inaugurazione del Teatro dell’ Ospedale Psichiatrico. Echi di guerra si riscontrano però sfogliando i documenti dell’archivio del coro: richieste di contributi a favore dei militari impegnati sui vari fronti di combattimento, scarsità dei coristi, richiamati alle armi( e alcuni di loro purtroppo non faranno ritorno), elenchi di componenti dell’Unione per i quali si chiede il permesso al comando militare alleato di circolare dopo il coprifuoco, “per la preparezione del concerto che l’Unione stessa desidera offrire prossimamente alle forze armate alleate”. Il grande concerto ebbe poi effettivamente luogo , in Piazza del Campo, nel 1945, alla fine della guerra: furono eseguiti cori dal Nabucco di Verdi, ed è facile immaginare quale entusiastico consenso tributasse la Piazza, gremita di pubblico, all’esecuzione del celeberrimo “Va’ pensiero”. Alla fine della guerra, secondo le proprie possibilità, la Corale contribuì alla faticosa opera di ricostruzione: va segnalato, in proposito, il grande concerto vocale e strumentale da essa tenuto, sotto la direzione del M° Sderci, nella chiesa dei Servi, i cui fondi furono generosamente destinati a favore della riedificazione della Basilica dell’Osservanza, distutta dalle bombe americane. Continuò, dopo il 1945, l’attività di collaborazione con l’Accademia Chigiana, in maniera sempre più regolare. Tra i numerosi concerti eseguiti dall’Unione per la “Micat in vertice” ci piace ricordarne uno, forse nemmeno tra i più importanti, del 1949. In quell’occasione si rappresentavano al Teatro dei Rozzi “La contadina astuta” di Pergolesi e “Betly”, dramma giocoso di Donizetti; maestro del coro era il valente Morosini, direttamente convocato dal Conte Chigi per dirigere l’Unione Corale, e direttore d’orchestra Vittorio Baglioni. Le scene e i costumi si dovevano invece ad un ragazzo che si sarebbe fatto strada : Franco Zeffirelli. Negli anni ’50 l’attività concertistica non conobbe tregua: l’Unione Corale, come in precedenza, fu impegnata nell’organizzazione e nell’esecuzione di stagioni liriche al teatro dei Rozzi e, più raramente, ai Rinnovati. Si conservano in archivio molte liste di nomi di professori d’orchestra, convocati per le esecuzioni, calendari delle prove, presenze di coristi (è quasi incredibile che in certi anni si riscontrino circa 30 voci di basso, notoriamente le più rare, disponibili per le diverse esecuzioni, oltre a quelle così definite “di riserva”, da utilizzare in caso di necessità). In questi anni la Corale volle anche modificare il proprio “look”: il Consiglio stabilì infatti per le signore una divisa consistente in un elegante abito bianco, con gonna al ginocchio, divisa con la quale le coriste sono immortalate in diverse foto conservate in archivio. Nonostante la scissione, avvenuta in seno al coro, di una parte di componenti che andarono a formare il gruppo dei Madrigalisti Senesi, l’Unione Corale poteva contare su circa ottanta voci, che dirette dai maestri Maselli, Morosini, Ammannati, riportavano puntualmente considerevoli consensi alle loro frequenti esibizioni. Ricordiamo brevemente l’esecuzione della Messa di Leo, in Sol maggiore per coro e orchestra, eseguita alla chiesa dell’Annunziata nel 1951, la Messa di Lavagnino, anch’essa per coro e orchestra, giudicata dalla critica “un capolavoro di esecuzione”, la partecipazione alle opere “Lucia di Lammermoor”, “Cavalleria rusticana”, “Madama Butterfly”, e moltissime altre di cui si conservano le locandine in archivio. Figura caratteristica di grande rilievo fu in questi anni, e nei successivi, il maestro Adelmo Ammannati. Insieme alla moglie Fatima, apprezzata concertista che spesso accompagnava al piano le esecuzioni del coro, egli seppe imprimere alla massa corale un carattere ed una preparazione degni dei migliori cori professionisti. Alla scuola della Sig.ra Ammannati cominciò la sua carriera , tra gli altri, Ettore Bastianini, che tanto avrebbe poi onorato il nome di Siena. Anche lui, seppur per un breve periodo, era passato dalle file dell’Unione Corale Senese.

Gli anni ’60 furono densi di collaborazioni con i diversi Enti cittadini: la Chigiana, naturalmente, ma anche l’Azienda Autonoma di Turismo, il gruppo “Amici della Musica”, il Comune: si tennero i primi concerti, a cadenza annuale, nel Cortile del Podestà, tradizione perpetuata sino ad oggi e solo da quest’anno allargata ad altre più recenti istituzioni musicali. Importante fu la collaborazione con l’Orchestra a Plettro, un’altra delle antiche associazioni musicali senesi: in particolare sono da ricordare i concerti tenuti a Castiglion della Pescaia, a Pistoia, ai Rinnovati in occasione del VII congresso nazionale dei Dipendenti Locali. La tradizionale collaborazione con l’Orchestra a Plettro è stata recentemente ripresa, nel dicembre del 1993, con un grande concerto natalizio, organizzato dal Comune di Siena, in Piazza del Campo, diretto dal M° Baldesi.

Nel 1967 l’Unione Corale incise, in collaborazione con un Comitato appositamente costituito, gli Inni delle Contrade di Siena; sono ancora degli anni sessanta moltissimi concerti tenuti fuori Siena, a Ferrara, Volterra , Pistoia etc, solo per citarne alcuni.

Gli ultimi vent’anni sono stati intensi ma decisamente più difficili per le mutate condizioni sociali in cui associazioni come la nostra si sono trovate a dover operare. Con gli anni ’70 si è infatti registrato una sensibile diminuzione di interesse per la musica lirica, che oramai costituiva la quasi totalità del repertorio della Corale. Gli sforzi fatti per tenere unita una così antica e prestigiosa associazione sono stati numerosi, ma hanno alla fine dato i loro frutti. Essenziale è stato l’apporto di giovani[6], e straordinario il fenomeno per il quale molti di essi, una volta entrati a far parte di questa pluridecennale Istituzione, l’abbiano sentita propria ed abbiano contribuito in ogni modo a mantenerne alto il prestigio, con l’animosità e l’orgoglio che contraddistingue le migliori espressioni dei “senesi”. Il Monte dei Paschi ed altri Istituti bancari ed Autorità cittadine non sono mai mancati a sostenerla con i loro contributi, ma senza l’impegno dei dirigenti degli ultimi trent’anni, ricordiamo i Presidenti Loris Savelli, Rodolfo Brizzi e l’attuale Giorgio Burroni, e degli affezionati soci protettori, tutto sarebbe stato assai più complicato. A causa del diminuito numero di coristi, verso la fine degli anni ’70, la Corale si è spesso trovata nelle condizioni di dover ricorrere all’integrazione del proprio organico con il supporto di coristi provenienti da altre associazioni: ricordiamo a tal proposito la simpatica collaborazione con il Coro di Colle Val d’Elsa, diretto dal maestro Vincenzo Fallaci, che assunse in quegli anni la anche la direzione della Corale, dopo la scomparsa del M° Caselli, e con il Coro di Vico Alto, complesso nato in origine per l’esecuzione di brani di polifonia sacra, diretto dalla Signora Pia Palmieri, anch’essa apprezzata direttrice della Corale, sino al 1993.

Oggi la direzione del più antico complesso vocale cittadino è affidata al M° Klara Mitsova, soprano di origini ungheresi, , sotto la cui valente ed esperta guida il coro, in parte rinnovato e cresciuto nel numero delle voci, si prepara per nuovi traguardi. Recentemente il gemellaggio col Coro dell’Università degli studi di Perugia ha portato l’Unione ad eseguire un concerto, assai applaudito, nella Sala dei Notari del Palazzo Pubblico della bella città umbra; altre esibizioni, nell’anno in corso, si sono avute al Parco dell’Acqua Santa, in collaborazione con la Direzione delle Terme ed il Comune di Chianciano, a Montalcino, a Castellina in Chianti, al Teatro dei rinnovati di Siena dove, nell’ottobre di quest’anno, la Corale ha eseguito una selezione dal MacBeth di Verdi, in forma di concerto. Importante è stata la collaborazione con l’Accademia Chigiana per l’opera Traviata, alla quale hanno partecipato alcuni coristi dell’Unione, insieme ad altri del coro dei Polifonici Senesi. Quest’ultima iniziativa, che segue in ordine di tempo altre due prestigiose collaborazioni con la Chigiana nel 1990, per l’opera Cavalleria Rusticana, e nel 1992 per l’esecuzione dei “Villancicos” di Boccherini, riprende una tradizione che ci auguriamo nei prossimi anni di veder perpetuata, soprattutto nel ricordo del Conte Guido Chigi, indimenticato Presidente dell’Unione Corale, e suo primo estimatore.

Il breve excursus sulla storia della nostra Associazione si conclude dunque con la speranza, e l’augurio, che essa possa giungere ai prossimi traguardi temporali avendo non solo mantenuto, ma incrementato la sua tradizionale elevata preparazione artistica, forte di tante eredità spirituali raccolte. Ci piacerebbe infatti che l’Unione Corale Senese continuasse ad essere quello che, principalmente, è stata per sessant’anni: un centro di diffusione di cultura musicale, un punto di riferimento per le altre associazioni , un servizio per l’intera città di Siena, che si è sempre dimostrata di questo consapevole e riconoscente. 

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